Storie di testimoni, sfide di pace
(foto di copertina del volume: autore Massimiliano D’Alessandro)
E’ appena uscito il testo Storie di testimoni, sfide di pace, ed. Nerbini Firenze 2014, pp.152. Atti del Convegno promosso da Pax Christi in collaborazione con Centro Espaces Giorgio La Pira – giugno 2013.
L’11 aprile 1963 Giovanni XXIII pubblicava la lettera enciclica Pacem in terris, un documento che per il suo stile, il suo indirizzo a tutti gli uomini di buona volontà, la sottolineatura dei diritti umani e la condanna della guerra come follia suscitò un interesse ed un entusiasmo particolare e aprì una stagione nuova. Si delineava in questo testo un atteggiamento da parte della chiesa aperto, capace di cogliere le trasformazioni della vita sociale e di leggervi in esse segni dei tempi in vista di un compito di umanizzazione della storia da vivere insieme in modo dialogico con tutta l’umanità.
Rileggere Pacem in terris oggi è anche occasione per interrogarsi sulla storia che stiamo vivendo segnata tristemente da una violenza sistematica, da una situazione globale di ingiustizia, da violazione di diritti e dal dramma della povertà per interi popoli. È un tempo attraversato anche dal ritorno di una mentalità di guerra, nutrita dalla logica della competizione economica e sociale che pervade l’ideologia neoliberista.
Eppure è anche un tempo in cui scorgere come l’esperienza dell’incontro con l’altro è la grande sfida a cui siamo chiamati: essa si rende presente a livello quotidiano nelle diversità di culture popoli e lingue che si intrecciano nelle nostre città, microcosmi di una società in movimento e che sempre più si scopre plurale a livello mondiale.
Costruire pace nella giustizia, scoprire le radici comuni nella dignità condivisa, scegliere la solidarietà anziché l’esclusione e l’indifferenza sono esigenze davanti a noi per attuare un’esistenza non senza l’altro, ma insieme. È l’unica via per garantire futuro all’umanità. L’alternativa è la distruzione e la paura, come cadere nella schiavitù dell’ingiustizia e dell’oppressione.
La riproposizione di queste tematiche, anche alla luce dell’esperienza e alla testimonianza di pace di figure come Giorgio La Pira, Ernesto Balducci e David Maria Turoldo, ha animato il convegno svoltosi a Pistoia dal 3 al 6 giugno 2013 dal titolo Storie di Testimoni, sfide di pace, organizzato da Pax Christi in collaborazione con il Centro Espaces “Giorgio La Pira” – Pistoia.
Qui di seguito l’indice del volume:
Indice
Alessandro Cortesi, Introduzione p. 7
Alessandro Cortesi, Pacem in terris, profezia di pace, p. 13
Mons. Luigi Bettazzi, La Costituzione conciliare Gaudium et spes, p.75
Aldo Tarquini, Giorgio La Pira, abbattere muri e costruire ponti di pace, p. 85
Mariangela Maraviglia, David Maria Turoldo. Resistenza e speranza, p.99
Pietro Giovannoni, Ernesto Balducci. Homo homini amicus, p.119
Marco Giovannoni, Giorgio La Pira: dialogo religioso e pace, p.131
Mons. Giovanni Giudici, Dai testimoni le sfide. La chiesa italiana e la pace, p.141
Dall’Introduzione:
(…) Rileggere Pacem in terris oggi è anche occasione per interrogarsi sulla storia che stiamo vivendo segnata tristemente da una violenza sistematica, da una situazione globale di ingiustizia, da violazioni di diritti e dal dramma della povertà per interi popoli. È un tempo attraversato anche dal ritorno di una mentalità di guerra, nutrita dalla logica della competizione economica e sociale che pervade l’ideologia neoliberista.
Eppure è anche un tempo in cui scorgere come l’esperienza dell’incontro con l’altro è la grande sfida a cui siamo chiamati: essa si rende presente a livello quotidiano nelle diversità di culture, popoli e lingue che si intrecciano nelle nostre città, microcosmi di una società in movimento e che sempre più si scopre plurale a livello mondiale. Tale situazione esige un supplemento di intelligenza per scorgere i percorsi che tale situazione apre. Costruire pace nella giustizia, scoprire le radici comuni nella dignità condivisa, scegliere la solidarietà anziché l’esclusione e l’indifferenza sono esigenze davanti a noi per attuare un’esistenza insieme, «mai senza l’altro» (M. De Certeau). È l’unica via per garantire futuro all’umanità. L’alternativa è la distruzione e la paura, il progressivo decadere nella schiavitù dell’ingiustizia e dell’oppressione.
Scegliere la via dell’incontro, del perseguire soluzioni nonviolente dei conflitti implica la ricerca di superare le ingiustizie nella scelta della nonviolenza, di attuare stili di vita secondo un’economia in cui vi sia spazio per le relazioni, attenzione ai beni comuni e salvaguardia dell’ambiente. (…)
Mons. Luigi Bettazzi, vescovo che partecipò al Vaticano II, ripercorre in un suo contributo il messaggio sulla pace del Concilio, sottolineando la condanna espressa in Gaudium et spes nei confronti della guerra totale e della corsa agli armamenti, ed evidenzia il legame tra l’affermazione della pace e l’esigenza di uno stile di Chiesa basato sulla continua ricerca di rinnovamento in fedeltà al Vangelo e sulla scelta della povertà nel seguire Cristo.
Su questi temi testimoni di un passato recente, che rischiano di essere dimenticati, hanno riflettuto, si sono impegnati e su di essi hanno dedicato le loro energie di impegno intellettuale, politico e spirituale. Le loro intuizioni sono ancora davanti a noi e siamo oggi invitati ad accogliere e riattualizzare le loro aperture e i loro sogni di pace.
Nel convegno di Pax Christi abbiamo avuto modo di ripercorrere i sentieri tracciati da alcuni tra loro. Aldo Tarquini ha tratteggiato la visione di Giorgio La Pira fondata nella lettura del corso irreversibile della storia universale verso la pace con sguardo al patto di alleanza di Dio con l’umanità. Ne ha evidenziato le concretizzazioni nell’impegno politico e nella promozione di un dialogo soprattutto con l’attenzione al Mediterraneo, «grande lago di Tiberiade», fulcro di una costruzione di relazioni di pace aperte a tutto il mondo.
Marco Giovannoni nel suo contributo ha approfondito la dimensione del dialogo interreligioso e della via diplomatica, due vie percorse da La Pira nella convinzione del presupposto di una attitudine nonviolenta e della sua rilevanza anche per l’azione politica. Intuizioni di particolare rilievo nel contesto attuale di relazioni tra occidente e mondo arabo.
Mariangela Maraviglia, ha evidenziato i tratti della testimonianza di David Maria Turoldo in quanto profezia, capacità di ‘parlare per’ e ‘in conto di’ un altro, facendosi voce di molti altri nella linea della speranza. La resistenza vissuta personalmente negli anni del fascismo e della guerra, diviene per lui categoria dello spirito, cifra della sua vita come ricerca di giustizia e di bontà.
Pietro Giovannoni ha indicato alcune intuizioni di Ernesto Balducci in rapporto ad una lettura della vicenda umana. Lo studioso fiorentino scorgeva nella pace la nuova frontiera di un impegno in cui ritrovare il cammino comune di credenti e non credenti, aperto a scoprire l’uomo inedito, amico dell’altro, attraverso percorsi politici di promozione storica della pace.
Durante il convegno abbiamo avuto modo di ricordare, nell’anno centenario della sua nascita, il contributo di Giuseppe Dossetti, all’elaborazione della Costituzione italiana in particolare nella redazione dell’art. 11 in cui si pone tra i principi fondamentali della Repubblica il ripudio della guerra e la collaborazione con le organizzazioni internazionali, il suo impegno per la pace basata sull’ascolto della Parola di Dio e sulla ricerca instancabile di vie di dialogo tra popoli e religioni. La visione del film realizzato dal regista Lorenzo K. Stanzani, Quanto resta del notte, (Lab Film 2012) è stata occasione di tale ricordo.
Questi testimoni hanno avuto la lucidità di leggere il loro presente e di indicare vie spesso non comprese individuando proprio nella sfida della pace un luogo in cui intendere la chiamata di Dio nel tempo e in cui scorgere il senso di un cammino umano che corrisponde a quell’obiettivo desideratissimo – indicato da Pacem in terris – che appartiene al cuore dell’esistenza di uomini e donne.
È cammino di Chiesa, come mons. Giovanni Giudici ha sottolineato nel suo intervento riguardante il percorso della Chiesa italiana nell’impegno per la pace, ed è cammino che coinvolge tutta l’umanità, uomini e donne di buona volontà, come Giovanni XXIII evidenziò nell’indirizzo dell’enciclica.
È cammino di umanità che dovrebbe aprire anche la Chiesa a scoprire come l’ascolto dei segni dei tempi, sia luogo di ascolto del vangelo nella storia e l’esperienza stessa della fede possa aprirsi ad un approfondimento e ad una maggiore autenticità proprio accogliendo il contributo che viene dall’impegno e dal desiderio di tanti e condividendo con tutti coloro che lottano e sperano per la pace il cammino verso il regno di Dio.
Possiamo così fare nostre le parole don Tonino Bello, indimenticabile testimone di pace:
«La nonviolenza è la strada che Gesù Cristo ci ha indicato senza equivoci. Se su di essa perfino la profezia laica ci sta precedendo, sarebbe penoso che noi credenti, destinati per vocazione a essere avanguardie che introducono nel presente il calore dell’utopia evangelica, scadessimo al ruolo di teorizzatori delle prudenze carnali. Il grande esodo che oggi le nostre comunità cristiane sono chiamate a compiere è questo: abbandonare i recinti di sicurezza garantiti dalla forza per abbandonarsi, sulla parola del Signore, alla apparente inaffidabilità della nonviolenza attiva» (A.Bello, Sui sentieri di Isaia, La Meridiana, Molfetta 1989, 21).
a.c.
Chi desidera una copia può scrivere o telefonare alla segreteria del Centro Espaces: espacespistoia@gmail.com – o573.307783