la parola cresceva

commenti alla Parola della domenica e riflessioni

Archivio per il tag “epidemia”

Un sostare nei giorni dell’epidemia – 42

IMG_8132Cliccando sul link qui sotto si apre un file con proposta per un momento di preghiera e riflessione (ved. i post precedenti per gli altri giorni).

Giorno 42 – pianto

Un sostare nei giorni dell’epidemia – 41

IMG_8093Cliccando sul link qui sotto si apre un file con proposta per un momento di preghiera e riflessione (ved. i post precedenti per gli altri giorni).

Giorno 41 – lavoro

Un sostare nei giorni dell’epidemia – 40

IMG_8100Cliccando sul link qui sotto si apre un file con proposta per un momento di preghiera e riflessione (ved. i post precedenti per gli altri giorni).

Giorno 40 – cammino

Un sostare nei giorni dell’epidemia – 39

img_8083Cliccando sul link qui sotto si apre un file con proposta per un momento di preghiera e riflessione (ved. i post precedenti per gli altri giorni).

Giorno 39 – piccoli

santa Caterina da SienaFesta di s.Caterina da Siena

“… E così rimarrete in perfettissima letizia, credendo, come aviamo detto, che Dio non vuole altro che il nostro bene. Confortatevi in Cristo crocifisso, e non temete. Altro non vi dico, se non che tutte le vostre operazioni siano fatte con amore e timore di Dio…” (Lett. 31 a donna Mitarella)

Un sostare nei giorni dell’epidemia – 38

IMG_8020Cliccando sul link qui sotto si apre un file con proposta per un momento di preghiera e riflessione (ved. i post precedenti per gli altri giorni).

Giorno 38 – profeti

Con riferimento alla Nota della Conferenza Episcopale Italiana del 26.04.20 ripropongo per riflessione quattro testi:

– un post del 27-4-2020 di Giovanni Ferretti, filosofo, teologo, presbitero torinese già rettore dell’Università di Macerata (1995-98) autore de Il criterio misericordia, ed.Queriniana,

– alcuni brani di una sua intervista rilasciata a “La Repubblica”,

– una riflessione di Rocco D’Ambrosio, ordinario di filosofia politica alla Pontificia Università Gregoriana 

– brani dall’intervista a mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo (La Repubblica 28.04.20) che è stato malato di coronavirus ed è stato ricoverato in terapia intensiva

post facebook di Giovanni Ferretti 27.04.20: “Libertà di culto non è libertà di infettare la gente. La nota CEI dal titolo “Il disaccordo dei vescovi” mi ha profondamente amareggiato, come cittadino, come cattolico e come prete. Vi si accusa il Governo di “compromettere l’esercizio della libertà di culto” con il Decreto sulla “Fase 2” e si “esige” di poter riprendere le Messe con il popolo. Sia per il tono che per il contenuto mi pare un errore politico e pastorale.
Il tono è perentorio, di chi è sicuro del suo diritto e della evidenza delle proprie ragioni. Proprio in tempi in cui veramente c’è poco di certo sul modo di affrontare la pandemia e le restrizioni riguardano non solo un aspetto della libertà di culto (la Chiesa può continuare a diffondere per TV e nei media tutte le celebrazioni possibili…) ma la libertà di spostarsi, di riunirsi, di insegnare nelle scuole, di andare a teatro, a un concerto, di fare sport. ecc. Perché esigere eccezioni o privilegi e non accettare di dover contribuire con tutti a superare l’epidemia, condividendo la situazione comune della nostra gente?
Quanto al contenuto, mi chiedo: veramente abbiamo come Chiesa italiana un comitato tecnico-scientifico che ci dia valutazioni migliori di quello governativo? E’ nostra competenza una tale valutazione? D’altro lato, siamo veramente in grado oggi di assicurare nelle Messe con il popolo, che non vi sarà pericolo di contagio per i fedeli? Sapremo sanificare bene le chiese come richiesto alle fabbriche e ai negozi, con controlli delle ASL e relative sanzioni? Metteremo alle porte delle chiese il controllo della temperatura della gente, un puntuale conteggio del numero contingentato degli ingressi, lasciando fuori gli altri? Sapremo obbligare la gente a tenere in chiesa le distanze richieste, a portare le mascherine, con un servizio d’ordine che faccia uscire chi non si adegua? E il prete celebrerà con la mascherina e lascerà cadere l’ostia dall’alto sulle mani dei fedeli? Che Messe con il popolo sarebbero mai queste?
Una libertà senza responsabilità, lo abbiamo sempre predicato, non è vera libertà. Tanto più quando in gioco c’è la vita delle persone”

Brani dall’intervista a Giovanni Ferretti cura di Domenico Agasso jr – tratto da “La Stampa” 27 aprile 2020

(…) Don Ferretti, qual è stata la sua reazione alla dura nota della Cei che accusa il decreto Conte di violare la libertà di culto? «Sono rimasto amareggiato. Mi è parso un errore politico e pastorale; nel tono, perentorio, e nel contenuto, perché mi sembra non tenga nel debito conto la difficoltà e complessità della situazione».

Però le richieste dei fedeli di poter di nuovo partecipare alla messa appaiono sempre più numerose, e anche dure e disperate. Anzi, in molti sostengono che i vescovi siano stati fino a ieri troppo morbidi e accondiscendenti, soprattutto sulla Pasqua. Che cosa direbbe a un suo parrocchiano? «Direi che il dovere della carità verso il prossimo, da salvaguardare dal contagio in base al principio di precauzione e prevenzione, ha la precedenza sul pur giusto desiderio di celebrare assieme la Messa. Direi che dobbiamo riscoprire le altre forme del culto, quelle che san Paolo chiamava il “culto spirituale”: la preghiera, la meditazione delle Scritture, l’offerta della vita a favore del prossimo, anche con sacrifici. Quanto al passato comportamento dei vescovi, direi che non è stata condiscendenza, ma prudenza quella di accogliere le indicazioni del Governo, che andrebbero sollecitate come contributo indispensabile e non avversate. (…)

Libertà di culto e responsabilità civile: dove va cercato l’equilibrio tra questi due pilastri sociali e politici decisivi per ogni società, a maggior ragione in tempi di pandemia? «Libertà e responsabilità non possono mai essere disgiunti né contrapposti. Non siamo in una dittatura ma in un paese democratico, ove il Governo è l’espressione del libero volere dei cittadini. La Chiesa non ha uno statuto privilegiato nello stato democratico, che le dia il diritto di sottrarsi allenorme del vivere civile, soprattutto, come oggi, quando ne va della vita delle persone. Certo, la Chiesa è libera, come tutti i cittadini, di esprimere le proprie idee, ma deve anche accettare, in un campo così opinabile come questo, che esse siano criticate e non condivise del Governo come dagli stessi fedeli».

R.D’Ambrosio, I riti religiosi e l’etica politica (tratto da https://formiche.net)

“(…) Certo l’Eucarestia è un dono grandissimo e comprendo il sacrifico dell’attuale “digiuno” eucaristico. Tuttavia sono molto sorpreso dal fatto che diversi che lamentano e quasi gridano allo scandalo per la mancanza di Messe non hanno mai ricordato che Cristo non è solo presente nell’Eucaristia ma anche nella sua Parola e nei poveri, affamati, stranieri, ammalati, carcerati e cosi via (Mt 25). Dimenticarlo è forse conseguenza di una fede intimistica, individualista, fuori del tempo e del mondo, che spesso papa Francesco stigmatizza. La nostra fede non andrà in crisi perché non abbiamo messe, se la perdessimo vuol dire che non l’abbiamo mai avuta. Al contrario, la nostra fede si potrà fortificare se ci ricordiamo che, come ammonisce Gesù, “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). Viviamo un momento di privazione, sotto diversi punti di vista. Ci auguriamo che finisca presto e bene. Intanto è innegabile che il digiuno eucaristico forzato ha dato possibilità a tante famiglie di riscoprire la preghiera e la riflessione nella “chiesa domestica”; a tanti gruppi di inventare forme di comunicazioni meno scontate e, forse, più profonde. (…)

Il digiuno eucaristico forzato, tuttavia, pone anche in evidenza una frattura esistente nella Chiesa italiana da diversi anni e che emerge ogni qualvolta si toccano temi sociali, culturali, politici, economici. Si tratta di modelli di Chiesa diversi. Per questa distinzione qualcuno ha osato persino introdurre la categoria di scisma sommerso. Che sia tale o no, resta il dovere di aprire o continuare un dibattito che, nella sua profonda radice, riguarda la domanda su quale sia il modello di Chiesa più fedele alla missione affidataci da Gesù Cristo per i nostri tempi. Non ci sono dubbi che la discriminante, tra i due modelli, sia il concilio Vaticano II, vera e propria pietra angolare o, spesso, pietra di scandalo e, attualmente, il magistero di papa Francesco. Per farsi rinnovare dal Concilio, al di là delle esperienze personali e comunitarie, bisogna mettere in crisi quel modello di Chiesa che sembra avere molte certezze e pochi dubbi; che insiste solo su alcuni temi morali e trascura altri, che ricerca la maggioranza numerica e la preminenza culturale; che tende ad accrescere privilegi e sussidi statali; che non è molto vigile su degenerazioni del potere e corruzione; che si organizza in maniera molto gerarchizzata e clericalizzata; che forma male e promuove poco il laicato, che è più rituale e meno caritativa. È lo stesso modello di Chiesa che sembra essere poco attento ai temi cari a questo pontificato. L’accoglienza di questi temi richiede, in molti casi un cambiamento radicale, o, come ha spiegato il pontefice, un frantumare alcuni schemi consolidati. A tal proposito è illuminante un passo dell’Evangelii gaudium: “La Parola ha in sé una potenzialità che non possiamo prevedere. Il Vangelo parla di un seme che, una volta seminato, cresce da sé anche quando l’agricoltore dorme (cfr Mc 4,26-29). La Chiesa deve accettare questa libertà inafferrabile della Parola, che è efficace a suo modo, e in forme molto diverse, tali da sfuggire spesso le nostre previsioni e rompere i nostri schemi” (n. 22)”.

– Paolo Rodari, Il vescovo di Pinerolo: “Serve prudenza. Io per quel virus ho rischiato di morire”, “La Repubblica” 28.04.20

(…)  “Ai vescovi suggerisco prudenza. Non sapete fino in fondo cosa sia questa malattia. Non è finita ancora, non forzate la mano”.

Monsignor Derio Olivero, 59 anni, vescovo di Pinerolo, a fine marzo è risultato positivo al test per coronavirus. È stato gravissimo. Intubato e tracheostomizzato, ha rischiato di morire. Ora è guarito, seppure sia convalescente in ospedale. A Repubblica racconta la sua esperienza, spesso interrompendosi per piangere.

Come commenta lo scontro fra vescovi e governo?
“Credo non sia il momento di essere imprudenti, ma collaborativi. Il comunicato mi sembra abbia un po’ troppo il tono dell’autonomia. Non è questo il tempo di mostrare i denti bensì di collaborare”.

Si può vivere senza l’eucaristia?
“Abbiamo rinunciato al triduo pasquale. Perché non provare a pazientare? Credo che questa epidemia possa essere un kairòs, un’occasione da cogliere anche nel modo di fare pastorale. Molti vescovi si sono industriati per far pregare le persone nelle case. Molti sono tornati a pregare come non facevano prima. Perché non insistere sulla necessità di reimparare la fede nelle case? Altrimenti rischiamo di tornare a celebrare le messe lasciando però che poi la vita di tutti i giorni sia vuota. La messa può anche essere una parentesi in un vuoto quotidiano”.

Un sostare nei giorni dell’epidemia – 37

img_8040Cliccando sul link qui sotto si apre un file con proposta per un momento di preghiera e riflessione (ved. i post precedenti per gli altri giorni).

Giorno 37 – templi

Nel passaggio di questi giorni può essere d’aiuto la riflessione presentata nella  Lettera_di_monsignor_Daniele_Libanori, vescovo ausiliare del settore centro di Roma, 20 marzo 2020 (tratta dal sito della diocesi di Roma). Qui di seguito alcuni stralci:

“(…) Non mi pare che questo sia il tempo delle pur utili esortazioni sull’eco del “vogliamoci bene”. La vera carità, che è dovuta a tutti e specialmente a chi maggiormente avverte la gravità della situazione, non ha niente a che fare con stucchevoli sorrisi, carezze affettate, pacche sulle spalle e minestre calde. Il mondo si aspetta dalla Chiesa ben altro che il pronto soccorso dell’elemosina: si aspetta delle ragioni che aiutino ad accettare e vivere con maturità quello che sta succedendo, ha urgente necessità di motivi seri per sperare, ha bisogno di qualcuno capace di aprirgli orizzonti diversi e veri, perché il telone di fondo sul quale per anni sono stati proiettati i deliri di grandezza di questa nostra età è stato improvvisamente strappato e ha svelato un buio angosciante. È tempo che la Chiesa smetta di alimentare quei sentimentalismi dolciastri che rendono insopportabile tanta nostra predicazione per dire finalmente al mondo cose serie. La Chiesa deve ripetere instancabilmente a chi oggi, frastornato da quello che accade, cerca «la» buona ragione per vivere e per morire che la può trovare nella morte e la risurrezione di Gesù. E deve aggiungere che se quest’anno non potremo celebrare la Pasqua nella liturgia, non di meno è il Signore stesso che la sta celebrando nella grande liturgia della storia che ci chiede di vivere con lui in questi giorni difficili. (…)

Questo tempo ci impone un digiuno eucaristico che per noi costituisce una novità, mentre è purtroppo una triste necessità in tante regioni del mondo in cui mancano i sacerdoti o non vi sono le condizioni per celebrare la Messa. Stiamo assistendo a una “domanda di Eucaristia” che può esserci di conforto (….).

Nella richiesta troppo insistente dell’Eucaristia non di rado c’è una fede sincera … ma non matura. Si dimentica che la salvezza viene dalla fede e non dalle opere, benché sante, sicché ci si affida alle buone pratiche senza confidare in Dio, al punto da stimare i suoi doni più di Dio stesso. Come bambini si afferra avidamente il dono senza ascoltare le parole amorose di chi lo porge. Si è concentrati più sul proprio grido che sul volto di Colui che si china per ascoltarlo. Questo ci dice che c’è un grosso lavoro da fare per aiutare i fedeli a cogliere il senso e la profondità del Mistero eucaristico e si possono sperare grandi frutti da una catechesi ben fatta. Intanto però occorre ricordare a tutti che il Signore è realmente presente con il suo Spirito tra coloro che sono riuniti nel suo Nome; è presente nella Parola e continua realmente a “nutrire” chi la legge e la medita; il Signore vivo si fa prossimo nel povero e nei bisognosi. Il Signore è nel desiderio stesso dei sacramenti. Ma soprattutto ha la sua dimora in colui che osserva i suoi comandamenti e condivide i suoi sentimenti….”

 

Un sostare nei giorni dell’epidemia – 36

IMG_8014Cliccando sul link qui sotto si apre un file con proposta per un momento di preghiera e riflessione (ved. i post precedenti per gli altri giorni).

Giorno 36 – resistenza

 

25 aprile – Festa della Liberazione

2016-01-26_01-14-53

Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell’uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza. Aver riscoperto la dignità dell’uomo, e la universale indivisibilità di essa: questa scoperta della indivisibilità della libertà e della pace, per cui la lotta di un popolo per la sua liberazione è insieme lotta per la liberazione di tutti i popoli dalla schiavitù del denaro e del terrore, questo sentimento della uguaglianza morale di ogni creatura umana, qualunque sia la sua nazione o la sua religione o il colore della sua pelle, questo è l’apporto più prezioso e più fecondo di cui ci ha arricchito la Resistenza. Quando si dice che la guerra partigiana si distingue da tutte le altre guerre perché fu una guerra fatta interamente da volontari, si dice giusto, ma non si dice tutto. Essa fu qualcosa di più: un’adunata spontanea e collettiva: un movimento di popolo, una iniziativa di popolo. […] L’8 settembre, quando cominciò spontaneo e non ordinato da qualcuno questo accorrere di uomini liberi verso la montagna, avvenne qualcosa di misterioso che a ripensarlo oggi sembra un miracolo di cui si stenta a trovare una spiegazione umana. Nessuno aveva ordinato l’adunata: questi uomini accorsero da tutte le parti e si cercarono e si adunarono da sé. […] Quella chiamata fu anonima, non venne dal di fuori: era la chiamata di una voce diffusa come l’aria che si respirava, che si svegliava da sé in ogni cuore, nei più generosi e nei più pigri, un’ispirazione che sussurrava dentro: «Se sei un uomo, se hai dignità d’uomo, questa è l’ora!» (dal discorso tenuto da Piero Calamandrei il 28 febbraio 1954 al Teatro Lirico di Milano, in P.Calamandrei, Uomini e città della resistenza, Laterza 2011)

Un sostare nel tempo dell’epidemia – 35

IMG_8011Cliccando sul link qui sotto si apre un file con proposta per un momento di preghiera e riflessione (ved. i post precedenti per gli altri giorni).

Giorno 35 – disabili

Un sostare nei giorni dell’epidemia – 34

Cliccando sul link qui sotto si apre un file con proposta per un momento di preghiera e riflessione (ved. i post precedenti per gli altri giorni).

Giorno 34 – chiesa

11827_172

Oggi la comunità islamica inizia il mese di Ramadan. Uniamoci al cammino di tante e tanti credenti che in questo tempo di digiuno e preghiera testimoniano la fede in Dio clemente e misericordioso. Ramadan Kareem a tutti gli amici musulmani.

Sia un tempo per riscoprire  “i valori della pace, della giustizia, del bene, della bellezza, della fratellanza umana e della convivenza comune, per confermare l’importanza di tali valori come àncora di salvezza per tutti e cercare di diffonderli ovunque”  (Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019).

dervish

EGLI E’ CON NOI!!!

Totalmente inatteso il mio ospite giunse.
“Chi è”, chiese il mio cuore.
“La faccia della luna”, disse la mia anima.
Quando entrò in casa
Tutti corremmo in strada, folli in cerca della luna.
“Sono qui”, lui ci chiamò dall’interno,
ma noi cercavamo fuori, ignari del suo richiamo.
Il nostro usignolo canta ebbro in giardino,
noi tubiamo come colombe: “Dove, dove, dove?”.
Si radunò una folla: “Dov’è il ladro?”.
E il ladro in mezzo a noi dice:
“Sì, dov’è il ladro?”.
Tutte le nostre voci si mescolarono
E nessuna si distingueva dalle altre.
Egli è con voi significa che cerca assieme a voi,
che vi è più vicino di voi stessi, perché cercate fuori?
Diventate come neve che si scioglie, ripulite voi stessi da
voi stessi.
Con l’amore la vostra voce interiore troverà una lingua
Che crescerà come un muto candido giglio nel cuore.

(Mevlana Jalaluddin Rumi)

 

Un sostare nei giorni dell’epidemia – 33

img_7978Cliccando sul link qui sotto si apre un file con proposta per un momento di preghiera e riflessione (ved. i post precedenti per gli altri giorni).

Giorno 33 – rinchiusi

Oggi è la Giornata mondiale della Terra

“… La divinità avvisa Adam: stia attento al suolo, se ne prenda cura o se lo ritroverà intossicato. In altra parte del racconto iniziale si pronuncia la consegna della terra ad Adam: «Per servirla e custodirla». I due verbi dell’ ebraico antico sono gli stessi del culto dovuto alla divinità, anch’ essa da servire e custodire. I traduttori aggirano l’ uguaglianza dei due verbi, ma così stanno le cose nella scrittura sacra: Adam e la sua specie stanno tra terra e cielo, e a loro spetta opera di congiunzione. Servire e custodire la terra, servire e custodire il cielo.

Sulla scorta di questa responsabilità s’ intende meglio la consegna del sabato. In ebraico vuol dire cessazione. È visto dalla parte della terra che smette di essere lavorata e non dalla parte dell’ uomo che fa festa. Perché il sabato è prima di tutto il riposo della terra. Le spetta un giorno su sette, un anno su sette.

Il sabato non appartiene all’ uomo né alla divinità, il sabato spetta alla terra. È il riconoscimento che siamo ospiti, non padroni di casa. È il rispetto dovuto al luogo comune e non licenza di schiamazzo”. (Erri De Luca)

Navigazione articolo